Xbox 360

Un titolo che misceli ogni videogioco mai prodotto (e, perche' no, ogni cosa di culto degli anni '80-'90), senza limiti di genere e contesto e dove ognuno di essi e' contiguo all'altro senza visibili cuciture. Un mondo che non si limiti a citare il videogioco ma che dia un posto coerente anche al suo gameplay. Brian Provinciano aveva questo sogno fin da piccolo e questo Retro City Rampage prova a realizzarlo: la folle storia del criminale "Giocatore" sul palco dell'impossibile e pixelato open world dove si rubano macchine alla GTA, si consegnano giornali alla Paper Boy e si salta sui poliziotti alla Super Mario. Se, nel bene, RCR merita di essere giocato anche solo per la curiosita' di vedere come questo "Frankenstein e sogno erotico" e' saltato fuori, nel male e' imprescindibile perche' e' la sorprendente incarnazione della sua stessa utopia. Molti dei videogiochi che hanno trovato un posto in RCR divennero memorabili per il loro perfetto bilanciamento del gameplay, che spesso era legato al contesto e alla prospettiva sul quale il proprio mondo era basato. Un esempio lampante e' Super Mario, che dona al gioco la meccanica di poter saltare sopra i nemici: i titoli di Mario sono rinomati per i loro controlli precisi ma sono stati possibili solo grazie alla scelta (ai tempi imposta) di rendere il gioco un platform in 2D. RCR porta il concetto in un mondo isometrico ed il risultato e' che risulta quasi impossibile centrare qualcosa con un salto. E' una piccola sbavatura, dato che e' possibile eliminare i nemici con una delle decine di armi da fuoco collezionabili nel gioco, ma e' quasi possibile trovarne una per ogni gioco "incorporato". Un adattamento efficace avrebbe forse richiesto uno sforzo enorme che forse ne Brian Provinciano e, forse, nessuno sarebbe stato in grado di reggere. Un progetto enorme, coraggioso ma che ha tanti pregi quanti difetti: memorabile ma non eccellente. Come quel film mediocre visto con la donna della vita.